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Nell’articolo di oggi parliamo di onboarding: una procedura ancora poco conosciuta e praticata nel Bel Paese. Fino a qualche anno fa, infatti, la parola “onboarding aziendale” veniva usata solo dalle grandi compagnie strutturate e dalle multinazionali. Oggi i tempi sono cambiati e il processo di onboarding, conosciuto anche con il termine inglese “onboarding procedure” e “onboarding process”, è una realtà che interessa anche le imprese di medie e piccole dimensioni.

Il mondo del lavoro si evolve rapidamente e sempre più responsabili delle risorse umane si affidano a Internet con ricerche come “onboarding esempi” e “onboarding aziendale esempi” per trovare le best practice di questo processo e riuscire ad implementarlo con successo all’interno della propria organizzazione.

Un tempo, la fidelizzazione dei nuovi dipendenti veniva data per scontata e, dopo il processo di ricerca, selezione e assunzione, l’inserimento di una nuova risorsa in azienda non era controllato: il primo giorno di lavoro ci si presentava ai colleghi del team e si iniziava a lavorare. Gli HR davano per scontato che il neoassunto avrebbe lavorato lì per tutta la vita o, perlomeno, per un lungo periodo di tempo.

La realtà del nuovo millennio è diversa. Il lavoratore moderno non si accontenta più e ricerca la sua offerta di lavoro ideale che gli permetta di fare esperienza e sviluppare le proprie competenze. Poi, se capita, è sempre pronto a trovare posizioni migliori in altre compagnie. In un contesto simile, la formazione dei nuovi impiegati, i training e la fase di onboarding ricoprono un ruolo fondamentale.

Per molte realtà, il problema della fidelizzazione inizia già nella fase di inserimento aziendale dei nuovi dipendenti. Secondo uno studio condotto dalla statunitense Gallup, infatti, il 78% dei dipendenti intervistati ha dichiarato che le attività di onboarding non sono state realizzate correttamente, mentre ben il 43% dei manager si rende conto che le procedure messe in atto dall’azienda per cui lavorano non sono realmente efficaci.

Insomma, il processo di onboarding in azienda ricopre un ruolo sempre più importante ed è quindi necessario applicare strategie e sviluppare un piano di inserimento in azienda molto dettagliato. Ma cosa vuol dire onboarding in italiano, cosa significa onboarding a livello di risorse umane e come sviluppare un piano di onboarding a regola d’arte? Continua a leggere per trovare tanti esempi, i migliori strumenti e la risposta a queste e molte altre domande.

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Onboarding: significato del termine

Iniziamo l’articolo rispondendo a due delle domande che vengono poste più spesso agli esperti di onboarding: cos’è e cosa significa questo termine?

Basta fare una breve ricerca online per scoprire che questo concetto arriva dalla cultura aziendale corporate americana e deriva dall’espressione inglese “on board” che si traduce come “a bordo”.

Se volessimo darne una definizione in italiano, potremmo affermare che l’onboarding aziendale è “il meccanismo tramite il quale i neoassunti acquisiscono le nozioni di lavoro, le abilità e i comportamenti necessari per diventare membri funzionanti di un’azienda”.

Ecco cosa significa il onboarding: è il processo di inserimento dei nuovi dipendenti strutturato e pianificato dalle risorse umane che permette di ottenere una buona integrazione e fidelizzazione dei nuovi dipendenti fin dal primo ingresso in azienda, subito dopo la selezione.

Processo di onboarding aziendale: cosa dovrebbe comprendere

Adesso conosci la definizione di onboarding in azienda (in inglese “company onboarding”), ma probabilmente non hai ancora del tutto chiaro cosa comprende questo processo e come può essere applicato all’acquisizione e gestione dei nuovi dipendenti.

Vediamo quali sono le componenti principali dell’onboarding dei neoassunti in azienda dopo la loro selezione e assunzione, gli aspetti che possono aiutare gli HR a formare con successo un team di talenti:

  • Conformità: i nuovi dipendenti devono ottenere informazioni per conoscere e capire le politiche aziendali fondamentali della compagnia.
  • Chiarezza: è necessario assicurarsi che ogni nuovo lavoratore comprenda perfettamente quali sono le sue responsabilità in azienda e come ricoprire il proprio ruolo con successo.
  • Cultura: il manager onboarding o l’HR deve informare i neoassunti a riguardo della cultura aziendale: le norme formali e informali da rispettare sul posto di lavoro e in tutta l’organizzazione.
  • Connessione: durante il processo di onboarding è bene incoraggiare le risorse a creare rapporti positivi con le persone in azienda, così da poter formare un team affiatato.

Insomma, un onboarding dipendenti eseguito correttamente permette di dare vita a un vero e proprio sistema per l’inserimento dei nuovi talenti in azienda.

In altre parole, i processi e le strategie di onboarding aziendale si trasformano in una guida che ha effetti benefici a lungo termine: promuove integrazione, coinvolgimento e fidelizzazione, facilità l’inserimento e la formazione del nuovo lavoratore, aumenta la produttività e le performance, riduce i costi, ottimizza i processi, trasferisce informazioni di grande importanza e crea nuove competenze.

Creare una onboarding procedure con iSpring Learn

Nei paragrafi precedenti abbiamo imparato le basi dell’onboarding: definizione, significato, effetti e vantaggi. Adesso, prima di passare a una guida passo passo su come realizzare un processo di business onboarding, è necessario fare una distinzione.

Fino al 2020, l’onboarding aziendale veniva spesso eseguito sul posto e di persona, attraverso incontri con HR, dirigenti, membri del team e altre figure con cui il neoassunto avrebbe dovuto lavorare a stretto contatto. Poi, con l’arrivo delle misure restrittive e il passaggio allo smart working, hanno iniziato a farsi strada nuovi processi e strategie online e il digital onboarding ha iniziato a ricoprire grande importanza.

Il termine “digital onboarding” si riferisce al processo di onboarding aziendale eseguito con l’aiuto di strumenti informatici in grado di creare presentazioni interattive e scenari di apprendimento guidato online: i cosiddetti learning management system (LMS). Questi programmi per onboarding funzionano come i boarding management system usati dalle università per l’orientamento dei nuovi iscritti.

Onboarding aziendale con iSpring Learn

Sul mercato esistono diversi sistemi LMS e iSpring Learn è uno dei più completi in assoluto. Grazie a questo software, infatti, si può realizzare un programma di onboarding a distanza esaustivo e semplice da usare con tanto di diapositive, audio, video, quiz, guide interattive e altre informazioni. Onboarding e informatica si uniscono per creare un’esperienza di apprendimento e inserimento a cui i nuovi dipendenti possono accedere da qualsiasi parte del mondo e in qualunque momento.

I vantaggi di un onboarding di lavoro digitale sono moltissimi. Prima di tutto, permette di risparmiare tempo, ottimizzare le risorse e investire nella creazione di una sola procedura di digital onboarding che può essere usata per l’inserimento di diversi neoassunti. Il primo supporto HR non deve più essere eseguito di persona, ma viene affidato a dei corsi online, accompagnati da incontri virtuali insieme al team su Zoom, Skype o Microsoft Teams.

Inoltre, il nuovo onboarding aziendale digitale è la soluzione perfetta per il numero sempre crescente di piccole e medie imprese che assumono personale al di fuori dei confini del proprio Paese e delegano in outsourcing all’estero una o più funzioni aziendali. Aumenta il coinvolgimento, ottimizza i processi ed è adatto a ogni tipo di realtà.

Onboarding aziendale

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Onboarding: esempi pratici

Abbiamo già visto molto sull’onboarding: significato, importanza e categorie principali. È decisamente arrivato il momento di fare qualche esempio pratico. Dopotutto, questo processo può avere molte forme diverse a seconda dell’attività dell’azienda e del ruolo ricoperto dal nuovo dipendente al suo interno.

Subito dopo il processo di selezione e assunzione e prima di iniziare il lavoro vero e proprio, l’inserimento dei nuovi dipendenti prevede che questi familiarizzino con i valori, la mission, la vision, la cultura e gli obiettivi della nuova realtà. Certo, queste informazioni possono essere discusse durante incontri con l’HR di onboarding o scritte su un documento, ma spesso file audio e, soprattutto, video si rivelano più efficaci.

Processo di onboarding: dashboard

Un altro aspetto fondamentale del processo di onboarding in grandi aziende, come quelle dell’industria elettronica, riguarda il team. Il nuovo assunto può andare di ufficio in ufficio e presentarsi a tutti, ovviamente, ma non è certo una procedura che ottimizza i tempi. Grazie al digital onboarding, è possibile creare una guida interattiva per la presentazione di tutti i colleghi, superiori e impiegati con una scheda completa che comprende ruolo ricoperto, indirizzo e-mail, numero di telefono, mansioni svolte e altre info.

Una presentazione simile può anche ovviare a uno dei problemi più significativi del nostro millennio: il trasferimento degli account, dei login e delle password di accesso a software e servizi cloud. In questo caso, l’addetto al processo può terminare il periodo di onboarding con un quiz di verifica per assicurarsi che i nuovi dipendenti dispongano di tutte le informazioni necessarie per ricoprire il ruolo con successo.

Infine, esistono anche procedure di offboarding che, per chi non mastica bene l’inglese, è il contrario di onboarding. Prima di lasciare l’azienda, il dipendente deve fare il punto della situazione, ricevere istruzioni su come terminare il proprio lavoro, affidare mansioni, informazioni e compiti ai colleghi del team o aiutare i neoassunti durante la fase di affiancamento.

Attività di onboarding in azienda: piano di formazione

Gli esempi pratici elencati sopra insieme a molte altre applicazioni concorrono a formare una parte fondamentale del processo di onboarding: la formazione o training di lavoro. 

Al fine di diventare risorse preziose, durante l’inserimento aziendale i nuovi dipendenti devono acquisire una serie di competenze e conoscenze da mettere in pratica durante il lavoro quotidiano in azienda. 

Per fortuna, esistono delle strategie divise in fasi che permettono a ogni azienda di creare attività di onboarding adatte alle proprie esigenze:

  • Sviluppare un programma di formazione
  • Creare il materiale didattico
  • Fornire i contenuti al dipendente
  • Ottimizzare il processo

Sviluppare un programma di formazione

Proprio come i processi di ricerca e selezione del personale, la procedura di accoglienza e formazione delle risorse umane è composta da due tipologie di contenuti e attività.

La prima parte si concentra su accoglienza e formazione generica per tutti i neoassunti, durante la quale si parla della cultura aziendale e delle regole più importanti all’interno dell’organizzazione. La seconda parte, invece, è dedicata al ruolo specifico ricoperto dal nuovo dipendente.

Soprattutto nelle grandi aziende con un flusso continuo di nuove assunzioni, l’inserimento aziendale e la formazione possono diventare un’attività complessa e dispendiosa in termini di tempo e risorse. Per questo motivo, molte aziende ricorrono al digital onboarding e usano programmi online, attività, corsi e training digitali per ottimizzare le performance, i tempi e i costi del processo.

Come già visto in precedenza, i corsi online aumentano il coinvolgimento, possono essere seguiti ovunque, da qualunque dispositivo e in qualsiasi momento della giornata, senza interferire con il ritmo di lavoro. Inoltre, una volta creato, il piano di onboarding dedicato al ruolo specifico è riutilizzabile in futuro per nuovi dipendenti e, in caso di necessità, si possono aggiungere o modificare attività in maniera rapida.

Creare il materiale didattico

Creare un corso didattico per l’inserimento e la gestione del personale non sembra certo un’impresa facile, ma i moderni strumenti di authoring sono di grande aiuto, soprattutto per chi non ha conoscenze in ambito grafico e software.

Onboarding procedure: creare il materiale

Certo, è fondamentale tenere a mente un solo obiettivo: avere ben presenti i contenuti e le risorse da inserire all’interno del processo. Ad esempio, si può optare per dei video che spiegano la maniera corretta di usare programmi e strumenti; un supporto visivo è spesso più chiaro e facile da assimilare rispetto a un semplice documento scritto.

Molte volte, però, un video da solo non è abbastanza per portare avanti l’onboarding aziendale: c’è bisogno di aggiungere delle diapositive e altre risorse esplicative. I corsi per l’inserimento aziendale dovrebbero includere una serie di slide che schematizzano gli argomenti più importanti e su ogni slide dovrebbe essere presente del testo (non troppo) e delle risorse visive come immagini e video per favorire la comprensione.

Consigliamo di realizzare corsi per l’onboarding dipendenti divisi in diversi moduli che trattino argomenti molto specifici in modo chiaro e diretto. Un modulo breve è più efficace in termini di formazione e i nuovi dipendenti lo possono riguardare in futuro per fugare dubbi specifici o migliorare le proprie performance.

Il piano di inserimento in azienda dovrebbe anche includere attività interattive come i quiz per assicurarsi che il nuovo dipendente stia apprendendo in modo corretto. In questa fase, si possono realizzare piccoli quiz per ogni modulo, oppure fare domande più impegnative alla fine di uno specifico percorso di apprendimento o ancora sviluppare un test direttamente alla fine del processo di onboarding. Una strategia simile permette di migliorare i risultati sia per i nuovi talenti assunti, sia per l’azienda.

Le lezioni mostrate durante il periodo di onboarding aziendale possono contenere anche moduli interattivi, ovvero delle diapositive che simulano punto per punto azioni che i nuovi dipendenti dovranno poi svolgere durante il lavoro. Questo tipo di contenuto rende l’onboarding più interessante e mantiene alta l’attenzione del lavoratore, aiutandolo a ottenere risultati e performance migliori.

Fornire i contenuti al dipendente

Una volta ideato il processo di formazione, bisogna fare in modo che i nuovi dipendenti possano accedervi. Il modo più semplice per farlo è, ancora una volta, usare un software LMS, ovvero una piattaforma per la gestione dell’apprendimento di cui abbiamo già parlato in precedenza.

Per semplificare il processo di onboarding in azienda, noi consigliamo di usare iSpring Learn che permette ai talenti neoassunti di accedere ai corsi da computer, tablet e smartphone Apple e Android, oppure di scaricare i contenuti e guardarli offline attraverso l’app ufficiale. Così facendo, i nuovi dipendenti possono seguire ogni fase di onboarding ovunque si trovino e in qualsiasi momento.

Inoltre, iSpring Learn permette ai manager dell’onboarding e agli HR di vedere il progressi di ogni dipendente. Il software dispone anche di un calendario per organizzare i corsi, webinar, incontri dal vivo e non solo. Si possono dividere i partecipanti in gruppi, oppure invitarli tutti insieme.

Onboarding procedure: calendario

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Ottimizzare il processo di onboarding

Giunti a questo punto, dovresti aver terminato il tuo piano di onboarding munito di primo supporto HR, corsi di formazione, training e quiz. Bisogna solo attendere che i nuovi dipendenti lo completino e raccogliere dati e feedback per migliorare ulteriormente il processo.

Un altro grande vantaggio delle piattaforme LMS è proprio il fatto che ti consentono di raccogliere dati come il tasso di completamento dei corsi, i risultati dei test, i feedback, le idee dei dipendenti e molto altro.

Gestire i progressi degli studenti

Con tutte queste informazioni, i responsabili delle risorse umane possono valutare l’efficacia dell’onboarding dipendenti e capire cosa cambiare, se necessario, per ottimizzare e migliorare l’intero processo di inserimento aziendale.

Grazie ai corsi e-learning, non bisogna più ripartire da capo ogni volta; è semplice capire quali parti e informazioni del processo di onboarding in azienda bisogna modificare o migliorare. Di volta in volta, l’intera onboarding procedure verrà ottimizzata, garantendo risultati sempre migliori.

Fasi di onboarding e best practice

Adesso sai quasi tutto sull’inserimento di un nuovo dipendente e onboarding: significato, attività, contenuti e modalità. Possiamo finalmente inoltrarci nella parte finale di questo articolo in cui vediamo le fasi del processo di onboarding aziendale.

Quando si sviluppa una strategia o un piano di inserimento in azienda, è importante capire nel dettaglio come dividere il processo in termini di tempo e cosa fare durante ogni fase di onboarding. Le fasi del processo dovrebbero essere:

  • Preparazione
  • Primo giorno
  • Prima settimana
  • Primi tre mesi

Preparazione

La fase di preparazione del processo precede l’arrivo del nuovo dipendente. Il primissimo obiettivo di un manager onboarding deve essere quello di assicurarsi che la nuova risorsa sappia cosa aspettarsi il primo giorno di lavoro, prima ancora di incontrare i colleghi presentandosi in ufficio, e sia già parzialmente preparata ad affrontare il processo vero e proprio.

Per farlo, in questa prima fase del processo di onboarding aziendale si possono adottare alcune strategie:

  • Inviare: è sempre bene mandare al nuovo dipendente tutti i documenti utili prima del suo arrivo, come quelli da compilare prima dell’assunzione effettiva, i manuali sulla culture aziendale, i pass per il parcheggio o per l’ingresso in azienda e qualsiasi altra informazione necessaria per evitare che si senta spaesato.
  • Pianificare: i neoassunti devono avere un’idea di cosa dovranno fare durante il primo giorno, ma pianificare nel dettaglio la prima settimana o, addirittura, i primi mesi di onboarding aziendale è un ottimo modo per farli sentire accolti nell’organizzazione.
  • Predisporre: al suo arrivo in ufficio, il nuovo dipendente deve trovare il proprio spazio pronto ad accoglierlo, con tutti gli strumenti e le risorse necessarie per l’inserimento aziendale. Avere subito una scrivania, un computer e della cancelleria aiuterà il neoassunto a sentirsi benvenuto ed è un passo importante in termini di fidelizzazione.
  • Istruire: non è importante preparare solo gli oggetti, ma anche le persone. I colleghi e l’intero team devono sapere chi è il nuovo dipendente, come si chiama, il suo ruolo e altre informazioni generali. Allo stesso modo, è fondamentale mostrare ai nuovi talenti acquisiti gli uffici, le zone comuni e gli altri locali perché abbiamo già dei punti di riferimento e possano creare rapporti più facilmente.
  • Incontrare: oltre ai colleghi che vedrà tutti i giorni, la nuova risorsa deve incontrare una serie di persone importanti, come i manager, i componenti di altri team e, in alcuni casi, addirittura i dirigenti. Gli HR devono predisporre dei momenti durante la giornata dedicati alle presentazioni con il nuovo dipendente.

Primo giorno

Per alcune nuove risorse, il primo giorno di lavoro è un momento entusiasmante, per altre, invece, è molto stressante. Un buon processo di onboarding deve essere in grado di eliminare l’ansia e lo stress legati all’inserimento in azienda. Per questo motivo, in questa fase si dovrebbero eseguire le seguenti attività:

  • Presentazione ufficiale: il “welcome on board” fa parte della cultura aziendale ed è un breve presentazione ufficiale della nuova risorsa ai colleghi con cui lavorerà a stretto contatto. Solitamente, si consiglia di radunare l’intero team per aiutare il neoassunto a prendere confidenza con i nuovi volti e capire subito con quante persone avrà a che fare.
  • Tour dell’azienda: gli HR manager accompagnano il nuovo dipendente in giro per l’ufficio e lo presentano ai singoli colleghi. Al termine, alla nuova risorsa vengono mostrati gli ambienti di lavoro, i bagni, il parcheggio, le aree comuni e di pausa, le aree per il pranzo e via dicendo.
  • Anticipare il programma settimanale: il primo giorno in azienda può essere intenso, ma è importante dare al neoassunto un’idea di quello che lo aspetterà durante la prima settimana del piano di onboarding, così che possa prepararsi per affrontare il processo nei giorni successivi.
Anticipare il programma settimanale
  • Assegnare un mentore: è un’ottima idea scegliere un membro esperto del team che sia disposto ad affiancare la nuova risorsa durante il processo. Questa persona sarà la guida ufficiale a cui il neoassunto dovrà fare riferimento in caso di dubbi su pratiche di lavoro, cultura aziendale, norme comportamentali e domande relative al lavoro quotidiano.

Prima settimana

In questa fase di onboarding aziendale il dipendente non deve essere sovraccaricato di lavoro perché si sta ancora abituando al nuovo ambiente e alle attività lavorative. Durante la prima settimana del processo, è cruciale completare i seguenti passaggi:

  • Comprendere le regole: bisogna insegnare al nuovo dipendente le regole dell’azienda, ad esempio in che modo si può usare Internet e i social network, come comunicare via email con i colleghi e quanto tempo è concesso per le pause.
  • Introdurre alla cultura aziendale: il dipendente deve scoprire la filosofia dell’azienda, la mission e capire in che modo la cultura aziendale si trasferisce sul prodotto o sul servizio che viene offerto al cliente.
  • Fornire un manuale approfondito: ogni compagnia gestisce le varie attività in modo diverso ed è buona cosa che nei primi giorni di onboarding in azienda il neoassunto abbia accesso a un manuale contenente tutte le informazioni su come accedere alla posta elettronica, ai computer aziendali, alle piattaforme e a ogni strumento importante per svolgere il proprio lavoro.
  • Impostare gli obiettivi: è importante fissare gli obiettivi e i traguardi da raggiungere entro il quinto giorno, alla fine della seconda settimana e alla fine del primo mese; questo permette ai dipendenti di concentrarsi e pianificare il proprio tempo e le attività in azienda.
  • Definire il training aziendale: durante la prima settimana si deve spiegare al dipendente come funzionerà l’intero processo di training e definire cosa ci si aspetta da lui. Nel farlo, si possono già rendere disponibili materiali avanzati che dovranno essere usati per prendere confidenza con gli strumenti a disposizione.
  • Iniziare il training: durante la prima settimana è imperativo iniziare la formazione del dipendente, possibilmente già dal secondo giorno.
  • Verificare i risultati: alla fine della settimana, il responsabile delle risorse umane ha il compito di controllare che il dipendente abbia raggiunto certi risultati. È importante valutare il livello di integrazione con i colleghi, la padronanza degli strumenti aziendali e dello spazio di lavoro e le competenze acquisite. Al termine di questo processo è possibile definire un obiettivo per la seconda settimana e creare un calendario preciso di attività di onboarding.
  • Incoraggiare attività lavorative: l’onboarding aziendale, in particolar modo durante la prima settimana, serve soprattutto per aiutare i neoassunti a prendere confidenza con gli ambienti e i colleghi, ma è buona pratica assegnare anche un po’ di lavoro pratico, così che si possano sentire utili sin da subito.

Primi tre mesi

Ed è così che siamo giunti all’ultima fase del processo di onboarding, durante la quale bisogna preparare una serie di passaggi che, idealmente, dovrebbero durare all’incirca tre mesi in molte realtà e aziende. I passaggi suggeriti per questa ultima fase sono i seguenti:

  • Stimolare la comunicazione: durante il primo mese, il neoassunto dovrebbe aver preso confidenza con l’ufficio e i colleghi, ma la fase di formazione non è ancora conclusa. A questo punto, ha importanza favorire la comunicazione della risorsa con il mentore e i colleghi per chiedere aiuto e supporto su alcuni dettagli che non sono ancora chiari.
  • Raccogliere feedback: i colleghi del neoassunto sono una buona fonte di informazioni sul rendimento, sulle performance e sulla produttività dei nuovi arrivati.
Raccogliere feedback
  • Spingere verso l’indipendenza: durante i primi tre mesi, è importante che le nuove risorse diventino sempre più indipendente. Un obiettivo dell’onboarding aziendale è insegnargli tutto ciò che devono sapere per completare i propri compiti in completa autonomia.
  • Definire gli obiettivi: anche in questa fase è importante definire degli obiettivi lavorativi per i primi tre mesi, così da spingere il dipendente a impegnarsi di più.
  • Dare una prima vera valutazione: dopo i primi novanta giorni, il neoassunto deve aver raggiunto un certo livello di competenze e produttività; è il momento per valutarlo. Ciò permette anche di capire se il training e gli strumenti resi disponibili hanno funzionato come avrebbero dovuto e se l’intero processo di inserimento soddisfa le aspettative dell’azienda.

Conclusioni

Così si conclude il nostro articolo dedicato all’onboarding aziendale. Abbiamo visto insieme perché il processo di onboarding è così importante per le aziende di tutti i settori, quali sono le migliori procedure da adottare per l’inserimento del neoassunto e alcuni esempi che possono aiutarti a sviluppare delle fasi di successo.

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FAQ

Terminiamo con le risposte ad alcune delle domande più frequenti che vengono poste sull’onboarding aziendale.

Cosa si intende per onboarding?

La parola “onboarding” si usa per descrivere l’inserimento strutturato dei neoassunti e comprende un insieme di processi e strategie messe in atto dagli HR manager per ottimizzare le spese, i tempi e l’efficacia di questa fase. Durante l’onboarding, i neoassunti ottengono informazioni sull’organizzazione e sui colleghi e ricevono tutte le conoscenze e le competenze necessarie per svolgere al meglio il proprio lavoro.

Cosa significa onboarding in inglese?

Il termine “onboarding” deriva dall’inglese “on board” che in italiano significa “a bordo”. Questa parola viene usata per descrivere l’inserimento in azienda di nuove risorse e la fase in cui si dà loro il “benvenuto a bordo”.

Qual è l’obiettivo della fase di onboarding?

La fase di onboarding ha diversi obiettivi. Prima di tutto, serve rendere operative le nuove risorse nel minor tempo possibile. L’onboarding serve anche per fidelizzare i dipendenti e dimostrare la loro importanza all’interno dell’azienda. Infine, questo processo funge da vera e propria formazione.

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