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Dopotutto, nell’ottobre 2020 il World Economic Forum ha pubblicato un nuovo rapporto – noto come “The future of Jobs 2020” – nel quale viene spiegato che nove lavori su dieci, nel 2030, richiederanno digital skills avanzate. È quindi chiaro che è oramai impossibile mettere da parte le Competenze Digitali e sperare di poter proseguire all’interno del proprio ambito di lavoro senza acquisire almeno quelle competenze digitali fondamentali.

Le Competenze Digitali sono infatti parte di ogni tipologia di settore, anche quelli tradizionalmente più analogici, oramai condizionati dalla digitalizzazione. Basta pensare al settore agricolo, che oggi utilizza sensori e tecnologie per automatizzare, monitorare e regolare la crescita dei prodotti così da rendere ogni raccolto più remunerativo e sostenibile. I ristoranti devono utilizzare app di consegna per trovare e servire i propri clienti. Anche in ambito immobiliare, un’attività tipicamente svolta di persona, si stanno sempre più spesso proponendo visite digitali dalla distanza di case e appartamenti, mentre i documenti vengono firmati sfruttando servizi digitali.

Anche in ambito istruzione, l’apprendimento viene gestito non più solo dal vivo, ma anche e soprattutto da remoto. Vengono ad esempio usati gli LMS, ovvero delle piattaforme tramite le quali distribuire corsi e videolezioni a grandi gruppi di persone, che dispongono anche di funzioni di controllo e verifica. Anche la creazione di questi contenuti avviene in modo profondamente digitale, grazie a strumenti di authoring ottimizzati per diversi dispositivi.

Cerchiamo quindi di comprendere cosa sono le Competenze Digitali, in che modo si organizzano e, nel dettaglio, perché sono importanti per le aziende e per i lavoratori in Italia.

Digital skills: cosa sono

Prima di tutto, riteniamo sia importante dare una precisa definizione di Competenze Digitali. Per comprenderne il significato possiamo ad esempio fare affidamento sulle parole scelte dal Parlamento Europeo all’interno del noto documento “Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006”.

Il testo recita:

“La competenza digitale consiste nel saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione (TSI) per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione. Essa è supportata da abilità di base nelle TIC: l’uso del computer per reperire, valutare, conservare, produrre, presentare e scambiare informazioni nonché per comunicare e partecipare a reti collaborative tramite Internet.”

E ancora: “La competenza digitale presuppone una solida consapevolezza e conoscenza della natura, del ruolo e delle opportunità delle TSI nel quotidiano: nella vita privata e sociale come anche al lavoro. In ciò rientrano le principali applicazioni informatiche come trattamento di testi, fogli elettronici, banche dati, memorizzazione e gestione delle informazioni oltre a una consapevolezza delle opportunità e dei potenziali rischi di Internet e della comunicazione tramite i supporti elettronici (e-mail, strumenti della rete) per il lavoro, il tempo libero, la condivisione di informazioni e le reti collaborative, l’apprendimento e la ricerca. Le persone dovrebbero anche essere consapevoli di come le TSI possono coadiuvare la creatività e l’innovazione e rendersi conto delle problematiche legate alla validità e all’affidabilità delle informazioni disponibili e dei principi giuridici ed etici che si pongono nell’uso interattivo delle TSI.” Questa definizione di skill digitali è stata adottata poi anche dall’Agid (Agenzia per l’Italia Digitale).

Livelli di importanza delle conoscenze digitali

Le conoscenze digitali, secondo una catalogazione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali, possono essere schematizzate in quattro livelli di importanza:

  • Competenze per la cittadinanza digitale: fondamentali per essere in linea con la digitalizzazione della società moderna
  • Competenze digitali dei lavoratori: quelle capacità minime necessarie nel quotidiani a livello lavorativo, indipendentemente dal tipo di lavoro svolto
  • Competenze digitali specialistiche TIC: competenze necessarie per chi opera con tecnologie dell’informazione e della comunicazione
  • Competenze digitali di e-Leadership: conoscenze di chi è in grado di sviluppare percorsi e strategie per il settore digitale del proprio business

Volendo però radunare le competenze digitali in modo più ampio e completo, le si deve separare in due macro categorie: le Digital Hard Skill e le Digital Soft Skill. Vediamone ora le caratteristiche fondamentali.

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Digital Hard Skills: cosa sono

Se si è in cerca di una definizione di Digital Hard Skills, le si può immaginare come quelle competenze digitali di base, con caratteristiche e finalità specifiche, in grado di definire in modo chiaro i dettagli di una figura professionale che cerca di proporsi per un lavoro nelle aziende.

Si tratta di quelle conoscenze, competenze tecnologiche e capacità che vengono apprese in modo specifico in vari tipi di ambienti formativi, come la scuola, l’università, i master o i corsi, ma anche direttamente sul posto di lavoro (tramite i colleghi o tramite corsi gestiti dalle aziende).

In poche parole, queste capacità sono quelle competenze digitali quantificabili che potrete certamente mettere nel curriculum vitae: parliamo di competenze legate all’utilizzo di macchinari e strumenti tecnici, di programmi e pacchetti informatici ma anche linguaggi di programmazione.

Volendo radunare le varie tipologie di competenze proprie della digitalizzazione in categorie chiare, è possibile dividerle nel seguente modo:

  • Social
  • Mobile
  • Analytics/Big Data
  • Cloud
  • IoT (Internet of Things, ovvero “Internet delle cose”)
  • Cybersicurezza

Le prime quattro categorie della digitalizzazione fanno parte dell’area denominata SMAC (Social, Mobile, Analytics, Cloud). Iniziamo analizzando ognuna di esse e facendo qualche esempio specifico di queste competenze digitali.

Il lato Social è sempre più importante nel mercato moderno ed è innegabile che sta cambiando il modo nel quale le persone e le aziende comunicano tra loro e collaborano, sia all’interno del luogo di lavoro che esternamente. Un esempio di ruoli che necessitano di competenze di questo tipo sono i Social Media Manager e i Reputation Manager. In altre parole, queste figure devono essere in grado di sviluppare e gestire sul lungo periodo una strategia social digitale che sia coerente con il modello di business della loro azienda. Inoltre, devono essere in grado di analizzare le opinioni degli utenti e il conseguente livello di reputazione delle aziende, andando a determinare quale tipo di approccio è migliore in ogni contesto e situazione. Le persone impegnate sul lato Social devono disporre di competenze digitali che gli permettano di comunicare i valori, l’identità e gli obiettivi delle aziende ai clienti.

Parliamo però della seconda voce dell’area SMAC delle competenze digitali, il Mobile. Anche se il digitale è disponibile da vari decenni, ciò che è cambiato nel corso del tempo è il tipo di strumenti che il pubblico utilizza. Innegabilmente, il Mobile è la piattaforma più rilevante, in Italia così come nel resto mondo. Per raggiungere i propri clienti è sempre più importante disporre di una serie di competenze digitali nello sviluppo di soluzioni, software e nell’utilizzo di strumenti dedicati alle più recenti piattaforme e agli ambienti mobile.

Passiamo ora a un altro aspetto delle competenze digitali: il mondo dell’Analytics e dei Big Data, ovvero quella grande quantità di informazioni che i business profondamente digitali creano e fanno circolare, sia internamente che esternamente. Un facile esempio è la grande quantità di fotografie e messaggi condivisi online, che permettono a chi è in grado di analizzare i dati di comprendere i gusti e le tendenze del pubblico e quindi sviluppare una strategia commerciale e pubblicità mirate, raggiungendo la giusta clientela con i propri prodotti. Gli esperti di questo settore devono disporre di competenze digitali che gli permettano di descrivere eventi complessi in modo semplice, aiutare nel definire le decisioni commerciali e di marketing, aiutare nel fare previsioni più precise sul futuro del business e identificare le nuove tendenze.

L’ultima categoria dell’area SMAC delle competenze digitali è il Cloud. In questa categoria, i professionisti devono essere in grado di sviluppare sistemi basati su nuovi criteri tecnici, per sostenere piattaforme basate su tecnologie che promettono al pubblico e ai lavoratori aziendali una rinnovata flessibilità in ambito infrastrutturale e applicativo. Le competenze dedicate al Cloud includono anche la capacità di creare una specifica strategia cloud, definendo preventivamente quale sarà l’impatto specifico di questa categoria sul business della propria azienda.

Uscendo dall’area SMAC ma rimanendo in ambito di competenze digitali, bisogna anche citare il cosiddetto Internet of Things, che in Italia è definito anche l’Internet delle Cose. Si tratta di un neologismo nato in ambito telecomunicazioni e rappresenta la capacità di Internet di estendersi nella realtà (oggetti e luoghi concreti, non digitali). Si tratta di quelle tecnologie “smart” – come le case intelligenti, le smart car, ma anche le smart city e lo smart retail – che ci circondano continuamente e sono profondamente connesse a livello digitale. In questo ambito, sono fondamentali dipendenti aziendali che dispongano di competenze di progettazione, sviluppo di architetture e di applicazioni, oltre che di gestione e analisi di servizi che si fondano su oggetti connessi.

Per concludere questa fase di analisi delle competenze digitali, la Cybersicurezza è una categoria sempre più importante, anche in Italia. Secondo i dati dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection, negli ultimi anni vi è stato un aumento degli attacchi informatici, connessi all’aumento della quantità di lavoro da remoto e nell’uso di dispositivi e reti domestiche. Le figure professionali, in questo ambito, devono disporre di competenze di natura tecnologica, ma anche essere in grado di definire una serie di policy, strategie e gestirle nella loro evoluzione.

Digital Soft Skills: cosa sono

Ora che abbiamo definito la prima categoria di competenze, possiamo passare alla seconda categoria: le Digital Soft Skills. Volendo definire uno specifico significato per questo termine, possiamo considerare queste competenze come quelle abilità legate alla sfera relazionale e comportamentale dei lavoratori aziendali, all’interno di un contesto di business digitale.

Parliamo di una serie di competenze che è difficile da quantificare in modo oggettivo, che non può essere calcolata ed espressa semplicemente sotto forma di lista di competenze acquisite. Non sono infatti competenze che si possono sviluppare semplicemente in un ambiente lavorativo o a scuola in modo organizzato, ma sono conseguenza della cultura all’interno della quale una persona è cresciuta, così come della sua personalità e delle singole esperienze di vita.

Anche se potrebbero sembrare, a un primo impatto, competenze poco definibili, non si deve pensare che si tratti di una componente totalmente secondaria. Le Digital Soft Skills sono connesse al modo di comunicare e interagire con i propri colleghi e i propri clienti, così come determinano il modo in cui il dipendente aziendale andrà a cooperare con il proprio team.

Facendo qualche esempio specifico di queste competenze digitali, si può pensare alla capacità di problem solving, ovvero all’abilità della singola persona di comprendere e risolvere problemi tecnici in ambito digitale, al di là del suo livello di esperienza con una certa tecnologia o un certo programma.

Non si deve poi dimenticare il “new media literacy”, ovvero il livello di alfabetizzazione specificatamente legato ai nuovi media e agli specifici linguaggi e ai formati dedicati. Inoltre, si deve pensare anche alle Digital Soft Skill come quelle capacità di gestire le comunicazioni in rete, seguendo le regole di buon comportamento tipiche di un ambiente di lavoro digitale al fine di favorire un rapporto rispetto con e tra gli utenti.

Digital Soft Skills

Questi sono alcuni esempi di competenze digitali ed è quindi utile andare ad analizzare una possibile catalogazione delle Digital Soft Skills, che vengono radunate in quattro tipologie:

  • Knowledge Networking
  • Virtual Communication
  • Digital Awareness
  • Self Empowerment

Il Knowledge Networking viene definito come la capacità di trovare, salvare, organizzare secondo determinate categorie e ricondividere informazioni che sono a disposizione online, ad esempio su piattaforme come i social network o le reti aziendali. Le competenze digitali collegate a questa tipologia di Digital Soft Skills sono immaginabili come una parte di quelle attività che vanno a comporre la gestione dei dati, delle informazioni e dei contenuti digitali. In pratica, si parla della capacità di muoversi in rete, fare ricerche, filtrare i risultati, comprendere quali dati siano rilevanti, sfruttarli per sviluppare contenuti, ma anche integrare risorse già a disposizione.

La seconda voce in esame per questa tipologia di competenze digitali è la Virtual Communication. In questo caso, il termine va ad includere tutte quelle abilità e capacità dell’ambito comunicativo. Si intende la capacità di condividere informazioni con i propri colleghi, ma anche la capacità di coordinare i progetti aziendali. Non si deve poi dimenticare anche che bisogna essere in grado di definire e costruire la propria identità digitale all’interno di diversi ambienti virtuali. Le competenze effettive possono essere radunate secondo i seguenti concetti: l’interazione con le tecnologie che fanno parte di un contesto digitale, la collaborazione sfruttando le suddette tecnologie, la gestione di una digital identity lavorativa e l’articolazione di prodotti in formato digitale secondo una struttura visuale.

La terza componente delle Digital Soft Skills viene definita Digital Awareness. Si tratta di una tipologia di competenze digitali che va a includere, in modo molto ampio, l’insieme di abilità pratiche che permettono al dipendente aziendale di utilizzare nel modo più corretto e adeguato quell’insieme di strumenti digitali fondamentali a livello professionale ma che gli permettono anche di definire un equilibrio tra lavoro e salute personale. Parliamo della capacità di proteggere i propri dispositivi e di conseguenza mettere in sicurezza i propri dati personali (difendere quindi la propria privacy). La conseguenza finale è mantenere la salute e il benessere proprio e altrui, rispettando anche la netiquette (ovvero quell’insieme di norme di galateo tipiche specificatamente della rete e dei mondi digitali).

Infine, la quarta voce di queste competenze digitali è definita Self Empowerment. Con questa terminologia di vuole radunare tutte quelle competenze che sono fondamentali per la risoluzione di problemi complessi e che sono richieste per utilizzare nel modo migliore strumenti digitali con lo scopo di risolvere tali problemi. Il punto focale è anche che tale utilizzo deve essere consapevole. Le competenze specifiche di questa categoria vanno quindi ad includere l’abilità nella risoluzione di problemi strutturalmente tecnici, così come la capacità di individuare le necessità del cliente e definire delle risposte tecnologiche, ma anche comprendere i limiti in termini di competenze digitali propri e altrui.

Come acquisire competenze digitali:
le soluzioni più efficaci

Fino a questo momento, abbiamo quindi avuto modo di vedere quali sono le competenze digitali più rilevanti e in che modo possono essere categorizzate e organizzate. Come abbiamo visto, una parte di esse sono più una conseguenza delle proprie esperienze di vita e della propria personalità, ma per certo la maggior parte possono essere apprese in modo organizzato e didattico.

Uno dei metodi più comuni per poter apprendere le competenze richieste è l’ambiente universitario, che tramite i propri corsi istruisce gli studenti e sviluppa tutte quelle competenze digitali per il futuro. Se però si ha semplicemente bisogno di recuperare capacità perse, aggiornarsi o ampliare il proprio bagaglio culturale – tramite il reskilling – con tutte quelle novità nate negli ultimi anni in modo rapido e funzionale, non è certo possibile sobbarcarsi un percorso di studi della durata di anni.

Questo è vero soprattutto per quei dipendenti aziendali già impiegati nelle aziende. Queste ultime hanno infatti bisogno che i propri dipendenti siano in grado di svolgere le proprie mansioni al meglio o apprendano come completare compiti nuovi legati a specifiche competenze digitali. Come risolvere quindi un problema di questo tipo?

Possiamo dividere i metodi attraverso i quali i lavoratori in Italia possono apprendere nuove competenze digitali in tre macro categorie:

Autoapprendimentoperfetto per imparare le digital skill più semplici
Corsi acquistabili e training coach esterniun modo immediato e organizzato per apprendere skill complesse
Corsi interni aziendaliuna soluzione specializzata e perfetta per il lungo termine delle aziende

Partiamo dal primo punto, l’autoapprendimento. Come è facile intuire dal nome, in questo caso è la singola persona che si preoccupa di comprendere quali sono i propri limiti in ambito di competenze digitali e andare in cerca di quelle informazioni necessarie per riempire i propri vuoti di conoscenza o procedere al reskilling. È innegabile che la rete è densa di dati utili per apprendere le competenze fondamentali del mondo digitale e la pura e semplice ricerca di tali dati è un esercizio utile. La rete permette anche di connettersi facilmente con altri professionisti del proprio settore e, tramite questi legami, apprendere le competenze digitali più importanti.

Ricordiamo anche che l’autoapprendimento è fondato sull’iniziativa e sulla volontà di individuare le risorse adatte alle proprie necessità. In rete si possono trovare ad esempio delle demo interattive tramite le quali allenarsi nei compiti più variegati. Un esempio è la seguente demo, che permette di simulare la necessità di contattare un cliente di una banca. In questa semplice e veloce prova, creata tramite iSpring Suite Max, è possibile apprendere quali sono i metodi migliori per approcciarsi a un cliente, quale tipologia di domande rivolgergli e quali sono gli obiettivi del lavoratore in tale situazione.

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Pur vero che le aziende devono sempre spingere i propri dipendenti a migliorare anche nel proprio tempo libero e devono puntare a creare un ambiente dove la conoscenza e l’autoapprendimento sono visti positivamente, è innegabile che questo metodo è poco efficace per tutte quelle competenze più avanzate che richiedono insegnamenti più ampli e strutturati. Inoltre, le aziende faticano a controllare l’autoapprendimento dei propri lavoratori e a verificare l’efficacia dei metodi dei singoli, che differiranno enormemente.

Una soluzione è quindi optare per dei corsi o dei coach. Il vantaggio dell’acquisizione di un corso è l’accesso immediato. La rete, soprattutto se i propri lavoratori conoscono altre lingue (inglese in primis), è colma di corsi che insegnano le più disparate conoscenze e permettono ai propri lavoratori di sviluppare competenze di vario genere in ambito digitale. A questi è possibile anche sommare training coach professionisti attivi in Italia che vadano a lavorare direttamente con i propri lavoratori, seguendone l’apprendimento e aiutando nel reskilling in modo preciso chi potrebbe essere in difficoltà con certe competenze digitali o aspetti dei corsi. Si tratta di una soluzione utile ma non bisogna ignorarne i difetti. Prima di tutto, si tratta spesso della soluzione più costosa, soprattutto se si dispone di molti dipendenti aziendali in vari luoghi di lavoro. Inoltre, oggigiorno ogni azienda tende ad avere i propri strumenti, spesso anche solo parzialmente personalizzati, che richiedono quindi competenze digitali specifiche. Corsi predefiniti e training coach potrebbero non essere in grado di adattarsi perfettamente alle necessità specifiche del vostro business.

Arriviamo quindi alla terza soluzione, ovvero la creazione di corsi interni, sfruttando il personale già addestrato. I vantaggi di questo metodo sono molteplici. Il costo è ad esempio tendenzialmente inferiore sul lungo periodo. I corsi possono essere realizzati in maniera modulare e riutilizzati, con magari minime modifiche, nel corso del tempo. Inoltre, sviluppare corsi di upskilling o reskilling internamente all’azienda permette di focalizzarsi solo su ciò che deve essere realmente appreso e si evita di dover investire denaro su prodotti solo parzialmente utili. Chiaramente è fondamentale trovare le persone giuste, che già dispongono di competenze digitali, e bisogna ricordare che questo sottrarrà loro tempo ed energie dal lavoro regolare.

Per realizzare questi corsi sono inoltre necessari strumenti adeguati. Un esempio è iSpring Suite Max, un toolkit potente basato su PowerPoint che permette di creare diversi tipi di corsi e potenziare così le competenze digitali dei propri dipendenti aziendali.

iSpring Suite Max

iSpring Suite Max permette di realizzare dei corsi strutturati con molteplici tipi di formati. Un esempio è la possibilità di inserire video, anche screencast, modificandoli internamente per aggiungere musica, effetti, testi e molto altro, senza la necessità di usare software aggiuntivi complessi. Se la necessità è insegnare digital hard skills, ad esempio, è fondamentale poter fare esempi concreti e spiegare in modo dettagliato quali competenze digitali devono essere apprese.

Nel caso nel quale si debba procedere al reskilling, ad esempio, di quelle digital soft skill legate alla comunicazione con i propri clienti in ambito digitale, è possibile usare le funzioni di interattività. I corsi creati con iSpring Suite Max, infatti, permettono di generare anche simulazioni di dialoghi o di contesti lavorativi. In queste sezioni, il dipendente aziendale deve ad esempio scegliere una risposta di dialogo tra le varie disponibili o, con un aiuto visivo, deve simulare un compito che si troverà a dover svolgere successivamente. In questo modo l’apprendimento delle competenze digitali non è passivo, ma richiede partecipazione da parte del dipendente.

A tutto questo, inoltre, si possono poi sommare funzioni come i quiz, che permettono di mettere alla prova le competenze digitali insegnate nel corso e quindi comprendere quali parti sono state apprese e quali invece necessitano di una seconda lezione. I corsi sono sempre a disposizione, dopotutto, e anche dopo averli completati il dipendente può tenerli a portata come una sorta di manuale di lavoro di facile e rapida lettura, tramite il quale ripassare le informazioni fondamentali per le varie competenze digitali lavorative.

Libreria dei contenuti

iSpring Suite Max include non solo il toolkit basato su PowerPoint, ma anche una serie di funzioni aggiuntive molto utili come l’iSpring Space, ovvero uno spazio online nel quale una squadra può lavorare sui corsi, così da condividere in modo organizzato i progetti e ottimizzare la produzione. Basta inviare un link per condividere bozze con i propri colleghi e i superiori, che possono lasciare facilmente commenti interni.

Inoltre, per facilitare e velocizzare la creazione di corsi, iSpring Suite Max dispone di una libreria di contenuti da oltre 89.000 risorse. Parliamo di 2.300+ diversi modelli di diapositive, da usare come base per la creazione di uno scenario didattico. Ci sono poi 81.000+ immagini di personaggi di ogni età, genere e professione, con diverse espressioni facciali e pose. Non mancano oltre mille immagini di location da usare come sfondo. Tutti questi elementi permettono di creare rapidamente scenari credibili con i quali i dipendenti possono interfacciarsi per simulare situazioni lavorative e mettere alla prova le proprie competenze digitali.

Pensieri finali

In questo articolo abbiamo visto cosa sono le competenze digitali, in che modo possono essere definite e quali sono le categorie principali tramite le quali è possibile radunarle. Come detto, queste competenze possono essere apprese in vari modi, sia in formato indipendente che tramite veri corsi o training coach. Gestire internamente, nella propria azienda, queste lezioni è un’ottima strategia, con vari benefici.

Se anche voi volete provare a seguire questa strada, non dimenticate che è disponibile sfruttare la prova gratuita di 14 giorni di iSpring Suite Max. Tramite lezioni, videocorsi, quiz e simulazioni è possibile eseguire il reskilling delle competenze digitali e potenziare le digital skill già apprese.

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